Quarantatrè, di Elisabetta Severina
Sette ricette di cucina, di quelle autenticamente casalinghe tramandate di madre in figlia al pari della dote, aprono ciascuna un capitolo di questo breve romanzo denso di vita e di emozioni appena trattenute. Cucina come memoria e come accudimento, ma anche compito impegnativo e confronto quotidiano con una presenza/assenza in cui è impossibile non inciampare. Perchè se tua madre ti lascia quando sei adolescente, giunge un momento in cui ti ritrovi davanti un tempo che lei non ha vissuto. Un tempo tutto tuo privo di modelli e paragoni. Sulla soglia di questa terra da scoprire ti interroghi, ripercorri le esperienze, le situazioni, gli amori, i successi e gli insuccessi che costituiscono la tua vita, ti senti una prigioniera che sta per essere liberata da invisibili catene e quasi non vuole – sebbena debba, fortissimamente debba – andare per la sua strada. Quarantrè sono infatti gli anni che aveva la madre al momento della morte, la stessa età che ha la figlia quando comincia a raccontare la storia della propria difficile crescita in bilico tra il tentativo difficile di essere sè stessa e il desiderio inconfessato di ripercorrere i passi della madre perduta, di somigliarle in tutto, nella gestione della casa e nell’abbigliamento, stretta nell’angoscia di un raffronto impari. Perchè in realtà la figlia non sa come fosse davvero sua madre, quali fossero le sue aspirazioni, e a quale modello di donna lei ora debba corrispondere, perchè la morte le ha separate proprio nel momento in cui stava iniziando quel colloquio “da donna a donna” che rappresenta per tutte le figlie la possibilità di stare nel mondo semplicemente essendo se stesse e felici di esserlo. Un percorso di crescita difficile e perennemente in bilico, puntellato dal quaderno di ricette di cucina che reca sul frontespizio la dicitura: “Alla mia morte consegnare a mia figlia perchè possa imparare”. Lascito impegnativo, ma anche filo tenace di amore per la vita che da quel quaderno si dipana e che consente alla fine del percorso di dare alla madre lo spazio che merita e alla figlia il proprio posto nel mondo, senza confusione di ruoli. Elisabetta Severina, alla sua prima prova letteraria, non ha avuto timore di misurarsi con l’incandescente materiale autobiografico, e ha saputo farlo con voce ferma e sommessa ma anche nitida, inventando un “tu” con cui si rivolge alla madre per raccontarle come le è andata la vita, che riesce a incantarci e a emozionarci senza riserve. Una lettura vivamente consigliata.
Quarantatrè, di Elisabetta Severina. Edizione Instar libri, euro 12,00.