Invito a pranzo, Prima e dopo.  La casa editrice Cliquot ripubblica due perle preziose di  Alba de Cespedes

Invito a pranzo, Prima e dopo. La casa editrice Cliquot ripubblica due perle preziose di Alba de Cespedes

Invito a pranzo, Prima e dopo

A distanza di un anno l’uno dall’altro ecco due nuovi gioielli della casa editrice Cliquot che aggiungono tasselli importanti per la conoscenza che abbiamo di Alba de Céspedes. Si tratta di un lungo racconto, Prima e dopo, pubblicato nel 1955 e mai più ristampato da allora fino al 2023, e della raccolta di racconti Invito a pranzo, pubblicato anch’esso nel 1955 e ristampato solo pochi mesi fa. La scrittura dei racconti inizia nel 1936 e si protrae fino al 1954; interseca quindi lo spazio che de Céspedes dedica al suo impegno politico e alla direzione della rivista Mercurio, ma procede anche di pari passo con la scrittura dei suoi più importanti romanzi: Nessuno torna indietro esce nel 1938, nel 1949 Dalla parte di lei e nel 1952 Quaderno proibito. Un lavoro quindi che la impegna e che matura via via nei temi e nella definizione dei personaggi, e soprattutto delle personagge; forse si potrebbe dire che cresca nel tempo accanto e insieme a lei. Dalle sue carte custodite nell’archivio della Fondazione Mondadori e dalla corrispondenza con l’editore sappiamo del lavoro minuzioso sulle parole e sulla struttura delle frasi; di correzioni e limature che fanno ritardare la pubblicazione di alcuni mesi. Ma c’era anche un altro inciampo in quel percorso: il racconto lungo Prima e dopo, che in origine era destinato ad entrare nella raccolta, pur tra molti dubbi e ripensamenti da parte dell’autrice, alla fine diventa una pubblicazione a sé stante, acquisendo lo status di romanzo breve, come era giusto che fosse. Non solo la sua lunghezza rendeva necessaria questa scelta ma la vicenda raccontata e il suo dispiegarsi all’interno del percorso letterario e politico della scrittrice. Invito a pranzo raccoglie diciotto racconti, diversi per ambientazioni e per le caratteristiche delle protagoniste. Ma qualunque sia la loro condizione sociale, l’età anagrafica e i luoghi da cui provengono, ecco che la scrittrice inventa per ciascuna il momento topico, quello in cui ognuna capisce il punto in cui si trova e arriva il momento di decidere di fare o di non fare qualcosa; di agire o di accettare quello che la vita ha preparato. Sempre, per tutte quante, la realtà è diversa da quella immaginata o sognata; spesso un indistinto desiderio di libertà e di una possibilità di vita diversa e migliore si confondono con il sogno d’amore e quindi arriva inevitabile il disvelamento da parte di uomini deludenti e miseri. Molte di loro reagiscono con uno scarto che le rende improvvisamente davvero libere, come mai si erano pensate; altre rimangono in apparenza ferme dove le abbiamo viste all’inizio della storia, ma forti di una nuova consapevolezza.

Nel racconto Prima e dopo non ci sono donne che devono liberarsi dai vincoli di un destino in cui non si riconoscono più. La protagonista, Irene, è una donna che questi passaggi li ha già compiuti tutti: ha rotto con la famiglia borghese, e soprattutto con la madre; si è impegnata nella lotta clandestina nella Roma occupata e poi è fuggita attraverso le montagne abruzzesi per raggiungere il fronte alleato; lavora come giornalista nella redazione di un giornale e ha una relazione con un uomo, Pietro, un intellettuale di sinistra, con cui ha scelto di non convivere. E’ una donna libera ed emancipata, a cui niente è stato regalato. Ha una sola amica, con cui condivide momenti di vita e ragionamenti sulla felicità e sulla libertà. Vive con lei una donna di servizio, Erminia, e tra le due donne si è instaurato un rapporto non convenzionale tra domestica e padrona; o almeno così Irene immagina che sia. In realtà è proprio su questa non convenzionalità che avviene l’incrinatura: Erminia la osserva e non la comprende, è troppo diversa dalle donne che conosce, non riesce a definirla e questo la manda in crisi fino a decidere di licenziarsi. Secondo Pietro si tratta solo di un piccolo evento domestico, che però induce Irene a guardarsi, a fare un bilancio dei guadagni e delle perdite; la rivela a se stessa anche nelle delusioni per quei cambiamenti che sono arrivati solo in parte, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile e le relazioni tra gli uomini e le donne. Per le tante aspettative deluse. Nella Costituente c’era stato il rifiuto, anche da parte della sinistra, di accettare l’ingresso delle donne in Magistratura e questa ferita, che è una protagonista nel romanzo Dalla parte di lei, ecco che ritorna a bruciare anche qui e svela l’incomunicabilità tra un uomo e una donna che sembravano simili nelle aspettative ma che in realtà non lo sono. E a questa nuova consapevolezza Irene forse si adatterà, “con l’umiltà di aspettare il futuro, senza la pretesa di andargli incontro”. In queste frasi finali leggiamo tutta l’amarezza di un’intellettuale che aveva combattuto per un mondo diverso e creduto nella sua possibilità, ma che deve adattarsi alla realtà. Al prima e al dopo. De Cespedes si allontanerà dall’Italia e vivrà prima a Cuba e poi a Parigi, dove nel maggio ’68 respirerà di nuovo l’aria del futuro, con “Le ragazze di maggio”prima-e-dopode-cespedes