La mammina: una storia antica e sempre nuova.
In un piccolo paese dell’Abruzzo non lontano da L’Aquila, nei primi anni ’50, arriva da Roma una nuova levatrice: si chiama Anticlera, ha con sé suo figlio, un bambino senza padre. La versione ufficiale parla di un marito morto prematuramente lasciandola vedova, ma in realtà la giovane donna è una ragazza madre. Dopo aver scoperto di essere rimasta incinta in seguito a una fugace relazione con un uomo che poi è sparito, ha provato ad abortire con scarsa convinzione, senza riuscirci. Per non affrontare la famiglia e il paese decide così di abbandonare tutto, e di nascosto dai suoi abbandona la Romagna e parte per Roma con un indirizzo in tasca: un istituto per ragazze madri dove viene accolta e dove trascorrerà i primi anni di vita del suo bambino, dimostrando fin dalle prime pagine del romanzo forza d’animo, carattere e coraggio. Nell’istituto diventa adulta e impara il mestiere della levatrice, che decide di mettere a frutto in un luogo dove vivere e crescere suo figlio sarà più facile che non nella grande città. Così, grazie a una rete di relazioni femminili, arriva al paese dove per tutti sarà la Mammina, come venivano chiamate le levatrici nell’entroterra abruzzese fino a pochi decenni fa.
Inizia da questo punto la storia che Roberta Zimei ci racconta in questo bel romanzo, edito da Tabula Fati, di cui non voglio svelarvi troppi particolari per non togliervi il gusto della lettura, anche se la scena iniziale con cui si apre il libro lascia intuire quello che succederà. Esercita la sua professione con passione e amore per le persone, è benvoluta e stimata da tutti in paese, ma commette l’errore di fidarsi di un uomo e di sposarlo, pentendosene quasi subito. Anticlera, raccontata con abilità e partecipazione emotiva, è una donna che ha costruito da sé la propria vita, che ha compiuto scelte difficili, e rinunciare a tutto, anche alla libertà di esprimersi, per rispondere ai dettami del conformismo e ai pregiudizi maschili, non è una scelta consona al suo carattere. Non è tipo da accettare offese e violenze, e metterà a punto un piano per sottrarsi a una situazione che si fa sempre più pericolosa. Intorno a lei si muovono molti personaggi, soprattutto femminili, tratteggiati con mano sicura dall’autrice, che ha preso spunto da una storia vera accaduta nel suo paese d’origine, Capestrano, una di quelle storie che passano di bocca in bocca per entrare nella mitologia locale. La Mammina non è stata dimenticata. Roberta Zimei è giornalista pubblicista, ha lavorato nel settore della comunicazione all’Università di Chieti-Pescara; ha pubblicato racconti su riviste e raccolte e ha collaborato con varie testate di carta stampata e on line. Attualmente collabora con il quotidiano Il Messaggero.