L’altro volto della speranza
E’ arrivato nelle sale il bellissimo film del regista finlandese Aki Kaurismaki, L’altro volto della speranza, Orso d’argento all’ultimo festival di Berlino . Un film che riesce a tenere insieme leggerezza e pesantezza dentro un unico corpo, realistico e poetico allo stesso tempo. Non merita di essere riassunto in poche frasi, e non voglio fare spoiler, dico soltanto che ci mostra, senza retorica, l’unica strada che possiamo percorrere tutti, con il nostro individuale coraggio di restare umani.
Khaled, siriano e migrante clandestino proveniente da Aleppo in fiamme, sbarca ad Helsinki e incontra il volto efficiente della burocrazia finlandese, che dopo due mesi di attesa in un perfetto centro di accoglienza, decide che il ragazzo non rischia la vita e può essere rispedito al suo paese. Trova però anche la solidarietà di tante persone, l’unica grande speranza che prende forma ogni giorno, in milioni di gesti, che non potranno essere annullati da nessuna politica burocratica e inutilmente repressiva nei confronti dell’esodo migratorio verso la speranza di una vita migliore. Un film non retorico, che esercita lo sguardo, e svela una realtà che potremmo vedere tutti, se solo volessimo farlo. Lo sguardo del regista è straordinariamente partecipe ma anche privo di pietismi, poetico fino all’ultimo fotogramma, anche quando entra in scena la morte. E ci racconta che si può aspettarla, la morte, con un sorriso, che no è quello dell’eroe senza paura ma di chi di fronte alla morte sente di avere fatto tutto quello che si poteva fare, il proprio meglio. Anche a noi spettatori capita spesso di sorridere durante questo film popolato da personaggi improbabili e umanissimi nello stesso tempo. Eroi che un po’ vincono e un po’ perdono, che quando perdono sono comunque dei giganti, e che sono capaci di battute fulminanti e ironiche come questa : “Questo cane è molto intelligente, si è convertito all’Islam, non è più buddista”. Un’ultima segnalazione per la colonna sonora, strepitosa, rock finlandese allo stato puro cantato da band improbabili e tristi.