I miei piccoli dispiaceri
Quella sera ho fatto molte cose, ma non sono neanche lontanamente riuscita a decidere se ammazzare mia sorella o no. Ho messo a letto mia madre e mia zia con i loro Kathy Reichs e Raymond Chandler. Avevano sepolto quattordici fratelli e sorelle. Avevano avuto una famiglia grande abbastanza per formare due intere squadre di baseball. E adesso erano rimaste solo loro, su sedici figli. Avevano sepolto figlie, mariti e genitori. La loro visione era plasmata dalla morte, costellata di salme. Mia zia mi ha sussurrato qualcosa in plautdietsch e io l’ho ringraziata. Schlope schein,le parole che ripeteva a me e Leni prima di dormire quando eravamo giovani e nuove al pianeta e molto prima che mia cugina si dipingesse l’appartamento di verde acido per poi buttarsi nel Fraser gelato. (…)
Mi chiedevo che cosa sarebbe stato un segno, un segno che indicasse una direzione. Ho deciso che , se sul marciapiede non passava nessuno per i prossimi dieci secondi, portare Elf in Svizzera sarebbe probabilmente stata una cattiva idea. Tuttavia era molto tardi, e faceva freddo, chi doveva passare? Ho contato mentalmente fino a dieci.
E’ passato un gatto. Mi ha confuso le idee.
Scritto per dare forma a un dolore vero, al suicidio della amata sorella, I miei piccoli dispiaceri è un’esplosione di intelligenza, tenerezza, ironia disperata. Comicità e calore. In questo romanzo Miriam Toews ha messo tutta la testa, l’anima e il cuore, dando vita a una miscela magica di lacrime e risate che alla fine altro non è che l’essenza stessa della vita.
Avevo già incontrato questa scrittrice canadese attraverso il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia, Donne che parlano, che mi aveva conquistata, e di cui parlo nel post precedente. Mi succede spesso di innamorarmi di una scrittrice (una volta anche di uno scrittore, ora non mi succede più) e di cercare tutti i suoi libri.