Non ci salveranno i melograni nelle impressioni di lettura di Anna Maria Galeota, nel corso della presentazione a L’Aquila organizzata dalla biblioteca delle donne e dall’Associazione TerreMutate
Non ci salveranno i melograni è il racconto di un viaggio per mare, un viaggio dalle coste dell’Adriatico verso un’isola dalla Dalmazia, al tempo della guerra dei Balcani. Come tale si inscrive nel filone mitologico del viaggio che punteggia tutta la nostra tradizione epico narrativa, da quello dell’Ulisse omerico a quello dantesco, da Enea a Diomede, a Iolao, a tutti gli eroi venuti da oriente verso occidente. Del resto i riferimenti al mito sono espliciti: l’isola, le Diomedee (uccelli marini in cui sono stati trasformati i compagni di Diomede per vegliare e piangere la sua morte), la barca Penelopa, la grotta di Ulisse. E, come nel filone classico, il viaggio si compie nello spazio, ma anche nell’interiorità del viaggiatore; è perciò un viaggio dentro se stessi alla ricerca di una chiarezza che porta, inevitabilmente, ad una trasformazione.
Ciò detto, Maristella Lippolis compie un interessante rovesciamento del mito, gioca cioè al ribaltamento. Il viaggio si compie, sì, ma in direzione opposta, da occidente verso oriente. Non è una fuga dalla guerra, ma un andare incontro alla guerra, a viaggiare non è un uomo, ma una donna, la barca che va per mare, Penelopa, porta il nome della donna che attendeva il ritorno dell’eroe, mentre ora, femminilizzata in a, naviga. Le singolarità non si fermano qui. Laura, la protagonista, un’ avvocata romana che ha necessità di “prendere fiato” e fare i conti con il passato a partire dal suicidio di una sua cliente, cerca solitudine e silenzio, per scavare e riportare alla luce. Laura ha bisogno di capire il presente che sta attraversando per potersi dare un futuro riconoscibile. Questo viaggio interiore si compie innanzitutto a contatto con la natura che è, probabilmente, la vera protagonista del romanzo: mare, tramonti, isole, boschi, gabbiani, vento, burrasca campeggiano in tutta la narrazione ed hanno un ruolo attivo nel cammino di Laura.
L’approdo nell’isola avviene nel buio, come buio è l’incontro fra due donne che non si conoscono, Laura e Vera, che la ospiterà nella sua casa , e che parlano due lingue diverse senza alcuna possibilità di comprendersi. Ma un linguaggio fra loro nasce: è il linguaggio del fare, la raccolta dei frutti, la preparazione dei cibi; è il dialogo muto dei loro pensieri in ascolto del mare e del silenzio. E, attraverso Vera, Laura ripercorre il rapporto con sua madre, il tentato suicidio di lei, sventato da Laura stessa bambina, la possibilità di comprenderla al di là di un’antitesi madre buona/cattiva. L’altro incontro avviene con Goran, il figlio di Vera, con cui Laura entra in una straordinaria sintonia di vita e di corpi, senza che questa diventi tuttavia una storia d’amore. Con lui tornano i temi dell’epica: amore, guerra, la donna che attende l’arrivo di lui da Dubrovnik, per mezzo della barca. “Tu non sei stata un problema, piuttosto uno specchio, un orecchio che ha ascoltato”, dice Goran del loro incontro, E questa momentanea sintonia di vite si colora del ritmo alterno della risacca come vicinanza/ lontananza, come un avvicinarsi/ allontanarsi, come un andare/ venire. Anche le scelte stilistiche risentono della varietà narrativa che l’autrice ci propone. Si alternano parti narrate a quaderni di appunti di Laura che descrivono il suo cammino interiore, poi una produzione epistolare di scritti, indirizzati da Laura ad una amica, e poi quando la storia volge al termine a Vera e a Goran, lettere che rimangono senza risposta. C’è una precisa corrispondenza fra le scelta stilistiche e la ricerca di senso che l’autrice ci propone. I quaderni di appunti sono una sorta di filo del labirinto dentro l’interiorità di Laura, così come la favola di Pollicino che viene menzionata allude ad una via da cercare. La scelta narrativa di alternare la prima persona, in cui sono scritti gli appunti, con la terza delle parti narrate corrisponde ad una sorta di effetto risacca dell’onda che va e viene nel quadro della grande cornice del mare, così come nel rapporto di vicinanza/ lontananza di Laura e Goran. Provvisorietà del rapporto e dell’esistenza, riflessi nella provvisorietà del finale, aperto ad un possibile ritorno, ad un possibile seguito.