Anche noi l’America
Stiamo aspettando l’esito delle elezioni negli Stati Uniti, sperando per il bene del mondo intero che non venga rieletto un presidente che tanto male ha fatto al suo paese fomentando un clima d’odio e divisioni, imponendo la costruzione di un muro con il Messico per impedire a tanti disperati di tentare una vita migliore, e mi torna in mente un libro che ho letto alcuni mesi fa e che racconta le conseguenze di questo clima di diffidenza nei confronti dell’altro: si intitola Anche noi l’America, di Cristina Henriquez. E’ stata una lettura emozionante, dolorosa per molti aspetti. Racconta di una famiglia messicana formata da un padre, una madre e una figlia adolescente, i Ribera, che nel loro paese hanno tutto ciò che serve per una vita buona: lavoro, casa, parenti e amici. Maribel, la figlia appena adolescente, un giorno cade da una scala posizionata nel cantiere in cui lavora suo padre, a causa di una distrazione della madre. Si salva, ma subisce danni al cervello, e allora bisogna andare negli Stati Uniti dove potrà frequentare una scuola in grado di supportarla e aiutarla a migliorare, cosa impossibile nel loro paese. Partono legalmente, da persone per bene, con un lavoro che li aspetta nel Delaware, un permesso di soggiorno e una casa. Ma le cose non vanno come avevano immaginato, o sognato, e il rimpianto per quello che si sono lasciati alle spalle si mescola con la speranza di aver fatto la scelta giusta. Nei loro confronti c’è solidarietà da parte degli abitanti del quartiere dove vivono gli immigrati di origine sudamericana come loro: ma c’è anche la diffidenza che nasce dall’ignoranza e la violenza è sempre in agguato, e Maribel una preda facile. Ciò che accade giorno dopo giorno ci viene raccontato dalle voci dei diversi personaggi che, oltre ai Ribera, costruiscono l’ossatura del romanzo e che si alternano mandando avanti la storia.
E’ molto interessante la nota del traduttore, Roberto Serrai, a proposito della scelta del titolo, che in inglese è Il libro degli americani sconosciuti. Il titolo prescelto è tratto da un verso di una poesia di Langston Hughes: I, too, sing America, I, too, am America. Non stranieri, non estranei né sconosciuti.
<<… e mi sentii come mi sentivo spesso, in questo paese: invisibile e appariscente insieme, una cosa bizzarra di cui tutti si accorgevano ma sceglievano di ignorare.>>
Cristina Henriquez è autrice di racconti e di un romanzo tradotto in Italia e pubblicato da Fazi nel 2010, Il mondo a metà.
“Quello che non capivo, quello che avevo capito adesso, all’improvviso, era che se smettevo di andare indietro, di cercare di recuperare il passato, forse c’era un futuro che mia aspettava, che ci aspettava, un futuro che si sarebbe svelato se solo mi fossi voltata a guardarlo”.