Dimmelo adesso
Caterina Falconi è una scrittrice che ha saputo sperimentare generi di scrittura diversi in oltre una decina di libri, senza mai perdere il mordente e la presa capace di catturare l’attenzione di lettori e lettrici. E’ così anche in questo suo nuovo libro fresco di stampa pubblicato da Vallecchi, Dimmelo adesso. La storia che Caterina Falconi ci racconta si svolge nell’arco di una manciata di ore. In realtà man mano che la narrazione procede il tempo si dilata, appaiono sul proscenio episodi accaduti in momenti precedenti e il quadro si completa mentre entrano in scena i diversi personaggi coinvolti. Il luogo geografico dove tutto accade è una piccola città di provincia, ma il fulcro della narrazione è una scuola media e il suo mediocre universo di adolescenti. Le loro vite sono raccontate in terza persona e la scrittrice non si limita a raccontare i fatti ma entra nei loro pensieri, nelle loro paranoie, persino nelle loro case allargandosi ai padri e alle madri che le abitano. E il suo è uno sguardo impietoso, che non fa sconti: li vediamo quei corpi femminili sfatti e tirati a lucido negli inganni del tempo che passa; percepiamo il disprezzo nei giudizi di quei figli e negli epiteti con cui nominano madri paranoiche e padri assenti. E forse capiamo, pur senza giustificarli, da dove arrivano i gesti arroganti e la violenza persecutoria di un bullismo adolescenziale che si nutre del vuoto e della mancanza di un vero sguardo accogliente su di sé.
Anche la vittima preferita delle loro aggressioni, Mosè David, sopravvissuto ad uno sbarco clandestino e integrato senza alcuna vera accoglienza, soffre di mancanza di cura. Su di lui si posa lo sguardo della protagonista, Angelica, la bidella della scuola, la testimone, la custode, l’anima dell’edificio. La donna che ha dovuto accontentarsi di una vita a metà, barattando laurea e sogni per qualche briciola di sicurezza economica e per un figlio desiderato e amato. Anche il suo corpo si è nutrito delle briciole di una passione triste, a cui ha avuto il coraggio di rinunciare per riconquistare la stima di se stessa, senza sconti. Lei capisce, vede quello che accade, prova, ma senza troppa convinzione, a scalfire il muro della sfiducia del giovane immigrato che nessuno sa guardare. Prova e gli chiede “Cos’hai? Dimmelo adesso”. Dimmelo adesso, la stessa domanda che aveva rivolto al suo amante per farlo uscire allo scoperto e provare a darsi un futuro diverso. La sua domanda di ieri e quella di oggi restano senza risposta, e così quella possibilità che consentirebbe alla storia di prendere una strada diversa non si realizza. In questo universo cupo appaiono qua e là sprazzi di luce, qualcuno si salva, forse grazie alla capacità di seguire un battito del cuore, l’onda di una musica, l’accettazione di sé senza che ciò diventi sacrificio.