Per Elena Gianini Belotti
In quest’ora a Roma si sta svolgendo il funerale laico di Elena Gianini Belotti, che ci ha lasciate la notte di Natale. Dopo un lungo silenzio pubblico, che ho avuto il privilegio di interrompere quando due anni fa l’ho cercata e trovata per annunciarle che la Società italiana delle letterate intendeva conferirle il titolo di socia onoraria. Ne era stata stupita e commossa. Abbiamo verso di lei riconoscenza e gratitudine per quel libro, Dalla parte delle bambine, che ha cambiato la vita di donne madri e figlie. Voglio ricordare però anche le sue opere di narrativa, a partire da uno degli ultimi, il bellissimo Prima della quiete, (Rizzoli 2003) ispirato alla vicenda della maestra Alba Donati che all’inizio del ‘900 denunciò con il suo suicidio la pesante condizione di vita e lavoro e oppressione vissuta dalle maestre, e innescando un cambiamento . Ci sono molti romanzi e racconti nella sua bibliografia, che vi invito a riscoprire. Qui ne segnalo due, la raccolta di racconti Adagio un poco mosso (Feltrinelli 1993) e il romanzo Voli (Feltrinelli 2001).
Dal racconto Esercizio a quattro mani in Adagio un poco mosso , 1993
“I desideri resistono intatti al trascorrere degli anni…Alla crudeltà della vecchiaia in sé, si aggiunge quella della rarefazione progressiva dei contatti : nessuno ti tocca più, né ti abbraccia o ti accarezza, nessuno vuole più essere toccato, abbracciato, accarezzato da una vecchia signora come me. Non mi sono arresa per questo, tutt’altro, ho escogitato compensazioni tutte mie al deserto dei sensi e dei sentimenti: se nella realtà non mi succede più nulla, nessuno può togliermi l’immaginazione. Perlustro con fervore e accanimento l’inesistente, invento, creo, sogno, fantastico, divago, forse deliro. Ma tutto diventa possibile e accessibile. Talvolta ne traggo gioia, talvolta abissi di malinconia.”
Un’autobiografia con animali, i loro voli e le loro impronte intorno alla vecchia casa nella Val di Chiana dove l’autrice ha costruito il suo buen retiro. Dove vive e rivive le emozioni del rapporto con la natura fino dai lontani anni dell’infanzia. “Uno storno appostato sul cavo elettrico ingaggia un presuntuoso duetto con lo schivo cantore della primavera, zufola qualche motivo, poi ci rinuncia e lancia un lungo fischio modulato, proprio come un segnale convenuto tra compagni di gioco. Sorrido, mi affaccio alla finestra e fischio anch’io.”