Madri di parole
Da qualche tempo è iniziata una riscoperta di scrittrici importanti del nostro ‘900, grazie a giovani studiose, ricercatrici, scrittrici e case editrici che le stanno ripubblicando. Tra queste merita un’attenzione speciale Laudomia Bonanni, tra le più dimenticate: solitaria, abruzzese trapiantata a Roma nella seconda parte della sua vita, autrice di romanzi importanti e “scomodi”, e riscoperta in tempi recenti grazie alla casa editrice Cliquot e alla passione di tante sue studiose. Molte di queste scrittrici hanno iniziato a scrivere e pubblicare già durante il fascismo, scontando le loro idee non conformi alla narrazione del tempo che inscriveva il soggetto femminile dentro ruoli ben precisi.
I loro libri sono stati oggetto di censura da pare del regime, come Nascita e morte della massaia, di Paola Masino, e Nessuno torna indietro di Alba de Cespedes. Alcune “insospettabili” hanno svolto un ruolo attivo durante la Resistenza, con la parola e con le azioni , come Joyce Lussu, armata e staffetta di comunicazioni militari in Europa e nell’Italia occupata dai nazisti (v. La Sibilla, Silvia Ballestra, ed Laterza 2022) ; Alba de Céspedes che, dopo essere fuggita da Roma perché ricercata, si è nascosta per due mesi in Abruzzo insieme al marito per poi riuscire a passare le linee del fronte e raggiungere la parte d’Italia già liberata. Qui riprende il suo impegno politico diventando la voce di Clorinda che da Radio Bari libera parlava alle donne rimaste nella parte ancora occupata dai nazisti. Questo movimento è stato ricostruito con grande cura da Valeria Paola Babini nel libro Parole armate, La Tarturaga, Saggi. 2018
Un libro importante, Parole armate, che ricostruisce una pagina della storia d’Italia ancora poco nota, seguendo il percorso di alcune scrittrici italiane, tra cui Anna Banti, Maria Bellonci, Alba de Céspedes, Natalia Ginzburg, Marise Ferro, Fausta Cialente, Paola Masino, ricostruendo il ruolo che hanno svolto come scrittrici ma anche come intellettuali impegnate durante la Resistenza e l’occupazione nazista e poi nell’immediato dopoguerra. Hanno continuato a combattere con l’arma della parola per una democrazia paritaria capace di calarsi fin dentro la relazione tra i due sessi, con l’ambizione di costruire una società davvero nuova. Un racconto avvincente che intreccia storia,letteratura e vite femminili. La Guerra di Liberazione, cui in Italia non è certo mancata la partecipazione civile, aveva aperto la speranza di un futuro migliore, tutto da costruire (o ricostruire), donne e uomini insieme. Anche le donne avevano partecipato alla Resistenza, prendendo in mano la propria vita e combattendo nei modi più diversi. Hanno sostituito gli uomini nel lavoro, hanno sostenuto le famiglie, hanno offerto solidarietà, rifugio e cura ai partigiani combattenti. Pur essendo attive e partecipi, non tutte hanno imbracciato le armi. Alcune di loro hanno scritto, parlato alla radio, istigato al sabotaggio, alla rivolta contro il nazifascismo: insomma hanno usato le parole come armi. La comunicazione è stata la loro trincea. Nell’Italia appena liberata le scrittrici fondano riviste come Mercurio e Femina; tengono rubriche alla radio e sui periodici rivolgendosi alle donne e sostenendo le loro aspirazioni ad una vita nuova e più libera. Aspirazioni che non saranno tutte realizzate, e lo testimonieranno romanzi come Dalla parte di lei di de Cespedes e E’ stato così, di Ginzburg.
Le amiche di Ananke Centro antiviolenza mi hanno chiesto di predisporre un ciclo di Dialoghi e libri che abbiamo chiamato Madri di parole. Da marzo a maggio parleremo con Maria Rosa Cutrufelli, Valeria Paola Babini, Dacia Maraini; chiuderemo con un seminario curato da me e da Maria Rosaria La Morgia in cui racconteremo vite e libri di Laudomia Bonanni, Alba de Cespedes, Natalia Ginzburg, Fausta Cialente, Marise Ferro, Anna Banti.