Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio.
Si potrebbe definire in molti modi il libro di Barbara Bonomi Romagnoli: mappa dei nuovi femminismi, racconto a molte voci di cosa significa oggi dirsi femministe, autoritratto di gruppo della generazione di quaranta-trentenni, che non intendono perdere l’azzardo di osare. Tutto questo, ma anche risposta alle tante e cicliche interrogazioni sulla fine o sulla inutilità del femminismo, attraverso le voci e i documenti della miriade di gruppi piccoli e grandi, permanenti e temporanei, che ogni giorno in qualunque angolo d’Italia, da Nord a Sud, si ritrovano per discutere, elaborare e prefigurare pratiche di cambiamento, ripensare non solo il rapporto fra i sessi ma anche l’economia e le regole della convivenza.
L’autrice sceglie uno spartiacque per raccontare la realtà di questa nuova fase, di questo nuovo modo di essere e dirsi femministe: il G8 di Genova del 2001, quando oltre mille donne in rappresentanza di 140 associazioni e movimenti femminili e femministi da tutto il mondo sono arrivate per partecipare a “Punto G. genere e globalizzazione”, per discutere a partire da un documento che si intitolava Per una società di donne e uomini equa, solidale, pacifica e democratica. Un libro tutto da leggere, perché non si può raccontare senza banalizzarlo, o semplificarlo riducendo la complessità del mondo che viene raccontato attraverso le voci delle protagoniste.
Singole e gruppi sparsi sul territorio, reti nazionali e collettivi capaci di innovazione nel linguaggio e nelle forme della politica: dal provocatorio “La disobbedienza ha le zinne” di Assalti a-salti ai laboratori delle Acrobate, dalla scuola delle Giacche Lilla delle Sconfinate al “Manuale delle Galline Ribelli” di A/matrix, dal LadyFest alle voci che tessono Trama di Terre, dal Sexyshock di Bologna a Slavina e alla Fem Conference, dall’eterea Ella De Riva alle donne del Centro documentazione e cultura della donna di Bari e di Undesiderioincomune, dalle esperienze collettive di Sommosse, Punto G, le Lucciole, Facciamo Breccia, le TerreMutate, lo Sciopero delle donne fino a collettivi come Femminile Plurale, Smaschieramenti, le Cagne Sciolte e tanti altri. Scrive Lidia Campagnano nella sua prefazione: “Meglio guardare, lasciarsi stupire, farsi colpire dal disordine, dalla contraddittorietà, dallo spezzatino culturale che alimenta le parole e gli atti delle donne raccontate da Barbara Bonomi Romagnoli con affettuosa partecipazione e pochi giudizi. Perché quel disordine, quello spezzatino forse parla di una sopravvivenza-resistenza come controcanto all’epoca minacciata dal pensiero unico – ammesso che ancora si possa parlare di pensiero”.
Il mio commento personale è che leggerlo mi ha messo allegria, per l’allegro disordine e per l’ironia, per la carica provocatoria e spesso dissacrante, ma anche per la capacità di guardare lontano. Così come hanno fatto 40 anni fa le donne che hanno vissuto e dato vita al femminismo, anche loro irriverenti e libere, anche loro inseguendo il desiderio di essere sé stesse. Continuando così “ ad essere quel soggetto imprevisto che ha fatto irruzione nella solita Storia raccontata da altri e che non ha mai tenuto conto delle nostre storie, di donne irriverenti e libere”.
Barbara Bonomi Romagnoli è nata a Roma nel 1974, giornalista professionista dal 2004, dal 2008 collabora con Iowa State University – College of Design, Rome Program. È laureata in filosofia con una tesi su “Louise du Neant: esperienza mistica e linguaggio del corpo”, da allora si interessa di studi di genere e femminismi. Dal 2009 al 2012 ha collaborato con Editori Laterza e con numerose riviste.Ha fatto parte per diversi anni del collettivo A/matrix con cui ha condiviso la passione per la politica, il femminismo e la buona tavola. È socia Sil – Società delle letterate e partecipa alle attività di Giulia – Rete nazionale delle giornaliste unite libere autonome. Ad oggi ha tenuto oltre trenta presentazioni di questo libro uscito un po’ in sordina, che sta camminando veloce, come succede ai libri di cui si sentiva il bisogno. Necessari.