Je suis Charlie, purquois…
In queste ore di lutto e angoscia la Rete trabocca di commenti e di immagini suggestive, manifestazioni e dichiarazioni sulla strage di giornalisti compiuta a Parigi nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo.
Cartelli con la scritta Je suis Charlie vengono innalzati un po’ ovunque nelle piazze e sui social. Penso che al di là della reazione emotiva sia bene riflettere su quello che diciamo, sul senso delle parole. Penso che dichiarare “Je suis Charlie” significa dire : sono per la libertà di opinione e di espressione, per tutto ciò che tiene allenato il cervello e fa pensare. Per la satira che svela le trame evidenti e quelle occulte che si annidano nelle nostre teste anche quando non lo sappiamo. Per la libertà e contro la stupidità. Charlie Hebdo non aveva certo l’Islam come unico bersaglio. La sua satira sferzante era rivolta contro il conformismo e le ideologie, di qualunque segno, credo e religione; contro il potere usato per nascondere la realtà. Per questo credo che non siamo tutti Charlie. Ma ognuno di noi ci può provare, a dichiarare la propria personale guerra con le armi del pensiero libero e irriverente. E cosa c’è di più irriverente che mostrare la stupidità del patriarcato? Anche per questo mi sento dire Je suis Charlie!
L’immagine che illustra queste parole è dell’artista francese Anne Julie Aubry.