La donna di Gilles, ovvero l’arte di esprimere il silenzio.
Mi sono imbattuta per caso in un romanzo di cui non avevo mai sentito parlare, La donna di Gilles, e nemmeno della sua autrice, Madeleine Bourdouxhe, nata nel 1906 e morta nel 1996. Ne sono rimasta affascinata. Quando apparve nel 1937 il romanzo fu accolto come una rivelazione, e la critica rifiutò di credere che fosse opera di una esordiente trentenne, elogiata pubblicamente da Simone de Beauvoir, che in un capitolo del suo Secondo Sesso rimanda alla dinamica di coppia messa in scena dal romanzo.
Da allora fu costantemente ristampato, e anche se la scrittrice belga pubblicò in seguito altri romanzi, nessuno le diede la fama di questo, da cui nel 2005 venne tratto un film che partecipò in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Si tratta di una storia semplice, imperniata sulla vita semplice di una famigliola operaia della periferia di Liegi. Ma niente è semplice dentro questa storia, e quando la tranquillità viene messa in discussione Elise dovrà scegliere come comportarsi, cosa fare della propria vita, giorno dopo giorno, notte dopo notte. Fino all’ultimo minuto. Io l’ho letto tutto d’un fiato, come se si trattasse di un noir, e un po’ lo è, se crediamo che ciò che accade nelle anime, come ci si salva o ci si perde per sempre, rappresenta una delle avventure più appassionanti e misteriose. Nella vita come nella letteratura. Lo pubblica Adelphi e costa solo 9 euro. Ve lo consiglio vivamente.