La trama di Elena
Scrivere e riscrivere oggi le più avvincenti e molto raccontate figure femminili della mitologia classica è un’operazione che nel mondo delle donne che scrivono (e che leggono) ha illustri madri: chi di noi non ha letto con emozione e amato la Cassandra e la Medea di Christa Wolf e Margaret Atwood, che ha raccontato una sorprendente Penelope! Tre figure che ritornano a parlarci e si raccontano in prima persona, svelando gli inganni delle narrazioni tradizionali, versioni maschili della storia dell’umanità, se è vero che attraverso il mito ci rileggiamo. Inganni che hanno contribuito a rafforzare nei millenni stereotipi di cui ancora oggi patiamo i retaggi. Francesca Sensini con il suo La trama di Elena ha scelto di raccontarci una figura che sembrerebbe essere arrivata fino a noi senza ombra di equivoci: Elena, la donna più bella del mondo, regina di Sparta, causa della guerra di Troia, per il capriccio di tre Dee in competizione tra loro. Conosciamo la storia, o meglio, pensavamo di conoscerla prima che la nostra narratrice desse voce alla “sua” Elena. Anche lei si racconta in prima persona, proprio come ci è stata tramandata da Omero, che quando arriva il suo momento le cede il passo e la fa parlare, quasi osservandola e mostrandocela mentre tesse al telaio la sua trama di tessuti e di storie: la storia della guerra di Troia. E così si dipana tra la pagine che stiamo leggendo la sua vicenda umana ma anche divina. Nata da un uovo, figlia di due madri e di Zeus, viene rapita più di una volta: la prima dalla sua casa in Sparta per mano di Teseo, a cui “io non mi opposi. Non avvertii il bisogno di farlo. Ero troppo curiosa di vedere che cosa sarebbe venuto dopo”.
Sparito Teseo, i fratelli Dioscuri la riportano a casa, e per suo padre Tindaro Elena si conferma essere un onore e una disgrazia. Deve scegliere per lei uno sposo affidabile tra i prìncipi convocati in città, e anche questa volta è lei a decidere: sceglierà Menelao, perché “la sua barba bionda aveva gli stessi riflessi d’oro dei suoi numerosi regali. A volte la scelta è solo una faccenda di adeguata illuminazione”. Ecco che a questo punto noi lettrici, grazie anche alla prosa avvincente e sontuosa di Francesca Sensini, siamo già state rapite da lei, dal suo modo distaccato di guardare alle cose del mondo, e da come lascia agire il proprio desiderio, senza nasconderlo, anzi, rivendicandone la piena legittimità. E’ qui, dunque, che Elena non ci è estranea, perché è ben diversa dalle molte figurine lontane e immobili nell’adempiere al proprio ruolo, assegnato loro dal mito. Ci interpella, forse è stata creata proprio per svolgere questo compito: interrogarci su di noi. Seguirà Paride, arrivato a Sparta per riscuotere il premio promessogli da Afrodite, ma lo farà perché è colpita dalla bellezza di lui e non perché deve rispondere al volere capriccioso di una Dea. E anche perché con Menelao ha già cominciato ad annoiarsi. E poi la storia la conosciamo, anche se i moti del suo animo trascolorano tra luci e ombre. Avrebbe potuto avvisare i Troiani dell’inganno del cavallo, che aveva immediatamente scoperto? Non sarebbe servito! Troia doveva cadere e non per vendicare l’offesa, ma perché gli uomini desideravano la guerra, e lei non era che un pretesto. Omero canta la fine del mondo degli eroi, non lo celebra, e assegna a Elena lo sguardo di chi ha capito tutto. Il mito ci parla in ogni tempo, non serve riattualizzarlo, scrive Sensini, è per definizione eterno. E nelle ultime pagine Elena è una nostra contemporanea che si interroga sull’ eterna questione di come assumersi la responsabilità delle proprie azioni, di come si possa seguire il desiderio anche se questo può provocare sofferenza, di come sia giusto e bello continuare ad “aspettare un vento nuovo, che è l’attesa per la vita ancora da venire”.