Quando hai finito di scrivere un romanzo.
Quando hai finito di scrivere un romanzo, ma proprio finito, anche l’ultimissima stesura, e tutto è stato consegnato all’editore o al tuo agente, scende un grande silenzio, vuoto. Ormai tutto è stato detto, i personaggi andranno per la loro strada, li sento lontani e adulti come figli cresciuti.
In questa terra di nessuno mi capita di pensare spesso che basta, questo è stato l’ultimo, troppa fatica, e soprattutto troppa responsabilità, troppe vite da accompagnare verso una soluzione adatta a loro ma anche a come sei tu, a come sei diventata inventandole. Poi un giorno, o forse una notte o camminando per strada e incrociando una frase detta da chissà chi, o chissà come, sia accende di nuovo una lucina, e una nuova storia inizia a germogliare come una piantina fragile fragile. A volte te la dimentichi subito, quella frase, o quella suggestione, quella lucina a volte si spegne, e allora cominci a pensare che è ora di tirare fuori il quaderno e iniziare a prendere appunti. A mano, con la penna. I primi appunti sempre a mano.