Silvia Neonato recensisce Abbi cura di te per LetterateMagazine
Anziane e giovani, disamorate o ribelli, madri e mogli con relazioni familiari nodose, ricordi ambivalenti e amiche importanti. Con una grande passione per la cucina e il mare, sulle cui sponde Maristella Lippolis è nata e vive. I racconti di “Abbi cura di te”.
Non c’è niente di più bello per una lettrice che ritrovare un sequel del romanzo di una scrittrice che ha amato e ama. Fantastico sapere “come è andata a finire quella storia” che qualche anno prima ci ha conquistato. Mi è accaduto leggendo uno dei racconti della nuova raccolta di Maristella Lippolis, intitolato “Aspetta la bella stagione”, in cui si conosce un ulteriore finale della vicenda di Bianca, l’anziana protagonista smemorata del suo “Una furtiva lacrima” (2014). Ricostruiti i misteri del passato, con figlia, marito e sorella in primo piano, qui la ritroviamo con la giovane madre single quasi sconosciuta che allora aveva ospitato in casa e… niente spoiler! Posso però anticipare che nel nuovo libro c’è un altro intenso e commovente racconto sul tema della vecchiaia (“Io cantavo da sola”), con la realtà che irrompe nei panni di una ricercatrice incaricata di indagare sulla vita in provincia mentre la vegliarda ironizza tra sé e sé sugli stereotipi che le vengono ammanniti durante l’intervista.
In questa raccolta, “Abbi cura di te”, Maristella Lippolis torna a indagare la psiche e l’esistenza delle donne, le complesse e nodose relazioni familiari e talvolta le mescola, come spesso ha fatto in passato nelle sue storie, con un piatto che irrompe sulla scena. Nella parte finale del libro troverete le ricette dei piatti citati, molti della sua terra ligure d’origine, molti del resto d’Italia e ovviamente molti appresi a Pescara, dove vive ormai da anni. Emozionante il primo, “Acqua alta”, in cui si racconta di due amiche, di cui una ha paura del mare e nuota solo se tocca. Anni prima però ha visto – un’unica volta e l’immagine è restata indelebile nella sua mente – la sua indaffaratissima madre lanciarsi in mare e nuotare come un pesce. L’amica la aiuta e la incoraggia a staccarsi da terra, mentre annuncia di voler pescare le cozze per cucinare poi gli spaghetti allo scoglio (vedi ricetta).
Niente cibo, ma un matrimonio stanco in Alba Hotel: un marito invadente e premuroso vuole portare la coniuge su un’isola con le figlie, a Ferragosto; lei non vuole, non lo sopporta più e non ha voglia di salire su un aliscafo affollato, né di fare l’amore con lui. Eppure nel ricordo tenerezza e dolore si avvicendano mettendo a nudo tutta l’ambivalenza dei sentimenti umani. “Mi chiamo Ernestina” cambia completamente scenario ed epoca: è la storia dell’ultima notte di una levatrice abruzzese che verrà bruciata come strega, dopo l’alba, con la sua bambina. Anche qui un’amica (e allieva) le aiuterà con le sue arti terapeutiche.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta si apre con la memoria di un pomeriggio luminoso d’estate, «un tempo incantato e senza fine in cui può accadere qualunque cosa. Come nelle storie», scrive Lippolis. Una bambina si avventura in silenzio e di nascosto fuori di casa, si allontana dalla città e sale da sola verso la cima appenninica ligure, tra euforia della libertà e paura delle vipere. Quando la luce cala, è inevitabile correre a casa e mentire sulla quella fuga di libertà che non dimenticherà mai più. La madre le ha preparato le frittelle di zucchine, di cui troverete ovviamente la ricetta, se vorrete cimentarvi.
Mare e ancora mare in “Camminare controvento”, un dialogo vivacissimo tra una madre cattolica e una figlia comunista, battibecchi di oggi che rimandano a liti furibonde di un tempo, quando la figlia adolescente voleva fare di testa sua, anche coi ragazzi naturalmente. E che si tratti di un racconto almeno in parte autobiografico lo rivela la ricetta del dolce “Palle di neve”: Maristella scrive infatti che sua madre lo chiamava così, ma nella ricetta originaria francese si chiama Ile Flottant. Del resto in “Adele né bella né brutta” (2013) la sua personaggia alle prese con una crisi coniugale non persegue alla fine il suo sogno di diventare una grande chef?
Ben delineate, intere, a volte combattive, altre piegate ma consapevoli, sempre protagoniste di relazioni e sentimenti assai sfaccettati, le donne di Maristella ci mettono davanti al percorso in salita delle donne, mostrandone sempre la forza, anche quando abita la loro zona più segreta e invisibile. Donne che si misurano anche con il mondo, come appare evidente nel romanzo “Non ci salveranno i melograni”, dove la protagonista, in vacanza nei Balcani nel ’91 nei giorni che precedono la guerra, vede rinascere il nazionalismo e le cruente lotte che ne derivano.