Voce di sale. Un libro che ci in segna a fare i conti con l’autismo.
Tra le molte letture estive c’è stata anche questa: Voce di sale di Luisa Sordillo. Un libro che è stato definito un viaggio nel mondo dell’autismo, ma mi sembra una definizione un po’ riduttiva, per quanto corretta. Ho impiegato un po’ di tempo a scriverne, anche perchè sono stata un mese in un luogo con problemi di connessione, ma soprattutto perchè volevo prendermi il tempo per scrivere con la giusta attenzione, ma anche distanza richieste da un libro come questo. Distanza e attenzione che per me sono imprescindibili quando si maneggiano materiali incandescenti e dichiaratamente autobiografici, che mi mettono sempre un po’ in imbarazzo perché qualità dell’opera e pregnanza dell’esperienza autobiografica si intrecciano . Qui poi è presente un terzo elemento, dato dal tema di fondo della storia , che è l’autismo di un figlio. Nella storia si racconta l’esperienza di una madre, Aurelia, che elabora, con fatica e dolore rinnovati quotidianamente e mai una volta per tutte , la propria relazione con il figlio Adriano, e con il mondo intorno che con loro due interagiscono. Una relazione totalizzante, che per non diventare distruttiva di altre relazioni deve appunto essere elaborata con coraggio e dolore. Nella storia il personaggio maschile, il padre, non regge le prova e abbandona il campo. Aurelia trova un insperato sostegno nell’affetto di un’amica che le consente di entrare dentro un altro tipo di dolore, spostare l’angolo della prospettiva con cui guardare le cose. Un lavoro impegnativo di cui si deve ringraziare Luisa Sordillo e molto utile per approfondire una tematica di cui si conoscono ancora troppo poco i risvolti e le implicazioni.
Voce di sale, Luisa Sordillo, Iacobelli Editore (collana Frammenti di memoria).